“Stress” è una parola che fa parte integrante del nostro vocabolario quotidiano, ma forse non siamo abbastanza consapevoli di quanto sia indispensabile abbandonarla.
Lo stress caratterizza, ormai, troppi momenti e troppi ambiti della nostra vita, di fatto impedendoci di avere accesso alla serenità, e di affrontare anche le piccole difficoltà con concretezza e, dunque, di risolverle. Ma non solo: lo stress ci mette i bastoni fra le ruote nei momenti belli della nostra vita, quelli in cui potremmo godere di un paesaggio, della compagnia di un amico, di un’attività che ci gratifica.
Nel linguaggio medico, lo stress viene individuato come la risposta funzionale con cui l’organismo reagisce ad uno stimolo, più o meno intenso, di qualsiasi natura.
Da un punto di vista organico, si manifesta con una serie di fenomeni neuro-ormonali, tra cui predomina una elevata attività delle ghiandole surrenali.
Mentre i nostri antenati, con buona probabilità, erano sottoposti a forme di stress sporadiche, per ciò che riguarda noi, i ritmi di vita che dobbiamo fronteggiare ci mettono nella condizione di subire stress spesso continui. Le conseguenze sul piano fisico sono innumerevoli. L’eccessiva attività delle ghiandole surrenali, ad esempio, comporta un’alterazione della pressione sanguigna, che ci fa percepire la debolezza tipica di chi soffre di pressione bassa. Dolori allo stomaco, contrazioni muscolari, alterazioni del battito cardiaco, sono solo alcuni degli altri sintomi che ci segnalano una possibile condizione di stress.
Lo stress è definito come una sindrome generale di adattamento da parte dell’organismo, in seguito a modifiche dell’equilibrio nel sistema endocrino, umorale, organico, biologico. Il termine è stato introdotto per la prima volta in biologia nel 1935, da Walter Bradford Cannon, fisiologo statunitense, docente di fisiologia all’università di Harvard, considerato il padre della psicosomatica.
Nonostante la diversità di agenti stressanti, chiamati ‘stressor’, le risposte del nostro organismo sono pressoché uniformi, e consistono in una prima risposta istantanea, con stimolazione del sistema nervoso simpatico. Questo risponde allo stress con il rilascio di adrenalina e cortisolo che, oltre agli effetti già sopra descritti, causa l’innalzarsi dei livelli di glucosio nel sangue, e un aumento della frequenza respiratoria. Proprio l’impossibilità di rispondere velocemente alle sollecitazioni che contraddistingue l’uomo contemporaneo, fa si che lo stress diventi cronico.
L’esempio più calzante delle conseguenze che porta il non poter sfogare lo stress nell’immediato è costituito dal muscolo psoas: si tratta del muscolo interno dell’anca che, in caso di pericolo, come il ruggito del leone, un tempo si contraeva istintivamente per preparare la preda alla fuga. Gli stimoli stressanti a cui siamo sottoposti oggi, non necessitano della fuga come risposta, ma la contrazione del muscolo continua ugualmente.
Peccato che si trascorra la maggior parte delle nostre giornate seduti su una sedia, senza poter muovere proprio nulla.
Ecco che si arriva a sera carichi di tensione, perpetuando quel circolo negativo tra tensione muscolare e stress.
E qui può intervenire la respirazione, che favorisce il rilassamento muscolare, interrompendo così il circolo vizioso che ci porta a cronicizzare lo stress.
La prima fase dell’IBP – Integrating Body-Mind Potential, agisce principalmente sui blocchi muscolari, attraverso il respiro, lo stretching, lo scuotimento.